La vera storia dietro il muro

Indice Analisi

Il presente indice fa riferimento alla successione dei brani presenti nella trasposizione cinematografica di Alan Parker. Tale successione non corrisponde a quella dell’album musicale, nello specifico ritroviamo Goodbye Blue Sky spostata di posizione (nell’album in studio figura dopo Mother) e due brani non presenti nella versione in studio: When the tigers broke free pt. 1 e pt. 2.

Contenuti Extra: Documentari DVD Intervista con Tommy Vance (in inglese)Cinema Galleria immagini The Wall Live at Earl’s Court


Scheda del film

  • Data di uscita: 14 Luglio 1982
  • Alan Parker: regista
  • Gerald Scarfe: scene d’animazione
  • Alan Marshall: produttore
  • Gerry Hambling: editor
  • Peter Biziou: cinematografia
  • Roger Waters: sceneggiatura (scarica pdf con copione)

Cast completo del film

  • Bob Geldof: Pink
  • Kevin McKeon: giovane Pink
  • David Bingham: piccolo Pink
  • Christine Hargreaves: madre di Pink
  • Eleanor David: moglie di Pink
  • Alex McAvoy: maestro
  • Bob Hoskins: produttore
  • Michael Ensign: proprietario Hotel
  • James Laurenson: padre di Pink
  • Jenny Wright: groupie
  • Margery Mason: moglie del maestro
  • Ellis Dale: dottore inglese
  • James Hazeldine: amante
  • Ray Mort: padre Playground
  • Robert Bridges: dottore americano
  • Joanne Whalley, Nell Campbell, Emma Longfellow, and Lorna Barton: le altre groupie

Le canzoni del film

A seguire le canzoni presenti nel film e le variazioni introdotte rispetto all’album in studio:

  • When the Tigers Broke Free“: Nuova canzone
  • In the Flesh?”: estesa, remixata, voce solista registrata da Geldof
  • The Thin Ice“: estesa, remixata, con parti aggiuntive di piano, suoni del bambino eliminati
  • Another Brick in the Wall” : nessuna modifica
  • When the Tigers Broke Free” 2: Nuova canzone
  • Goodbye Blue Sky“: remixata e spostata di posizione
  • The Happiest Days of Our Lives“: remixata. Eliminato il suono dell’elicottero. Parole del maestro registrate nuovamente da Alex McAvoy.
  • Another Brick in the Wall Part 2“: remixata con una nuova parte di chitarra solista, coro di bambini modificata e reso più breve, parti del maestro registrate nuovamente da McAvoy
  • Mother“: registrata nuovamente ad eccetto dell’assolo di chitarra. Testi modificati per una migliore continuità narrativa(Es. “Is it just a waste of time?” diventa “Am I really dying?”)
  • Empty Spaces“: eliminata
  • What Shall We Do Now?“: versione alternativa di “Empty Spaces”, questa è in realtà la versione originale del brano ma è stata tagliata (lasciando quella che è adesso nel disco in studio) in una decisione dell’ultimo minuto.
  • Young Lust“: nessuna modifica, con qualche urlo aggiunto e la parte del telefono eliminata
  • One of My Turns“: remixata
  • Don’t Leave Me Now“: abbreviata e remixata
  • Another Brick in the Wall” 3: registrata interamente con un tempo più veloce
  • Goodbye Cruel World“: nessuna modifica
  • Hey You“: eliminata (disponibile come bonus del dvd il video realizzato per il film che si è poi deciso di non includere.
  • Is There Anybody Out There?”: registrata nuovamente la chitarra classica
  • Nobody Home“: nessun cambiamento ma con differenti clip dalla televisione
  • Vera“: nessun cambiamento
  • Bring the Boys Back Home“: registrata nuovamente con ottoni e nuovi cori maschili. Voce di Waters nel coro eliminata
  • Comfortably Numb“: remixata con aggiunta di urla. Linea di basso parzialmente diversa dall’album
  • The Show Must Go On“: eliminata
  • In the Flesh“: registrata nuovamente con ottoni e Bob Geldof alla voce solista
  • Run Like Hell“: remixata e abbreviata
  • Waiting for the Worms“: abbreviata ma estesa nella coda
  • Stop“: registrata nuovamente con Geldof alla voce solista e testo aggiuntivo.
  • The Trial“: remixata
  • Outside the Wall“: registrata nuovamente con ottoni coro maschile. Estesa

Ispirazioni

Nella stesura della presente analisi sono state utilizzate le seguenti fonti come ispirazione alla scrittura e nella citazione dei fatti storici:

Tutti i diritti della presente analisi critica sono riservati all’autore: Nicola Randone ad accezione dei testi delle canzoni, dei video e delle immagini dell’opera © 1979 Pink Floyd / Gerald Scarfe. © 1982 Sony Music Entertainment). E’ possibile riportare i contenuti della presente opera a patto di citare la fonte e comunque nella sola eventualità che si tratti di progetti senza finalità di lucro. Ogni uso non autorizzato dei testi sarà perseguito nei termini di legge.

25 commenti

  • Sono molto curioso di leggere la conclusione della tua analisi, perchè a mio parere il bambino è uno degli aspetti che fa dire a Pink “Stop” e che sarà essenziale nella condanna del giudice/verme (insomma, il fatto di dimostrare “sentimenti umani”).
    Ad ogni modo grazie a te per questo lavoro incredibile, bisognerebbe farlo leggere a molte persone che credono di capire The Wall ma che si fanno ingannare dalla sottile ironia di fondo dell’opera di Waters.

    • Spero di poter finire il tutto entro quest’anno 🙂 e comunque si… è proprio il bambino che ferma il gioco e si trova poi sotto il culo gigante pronto a ricevere la sua condanna
      Molte grazie per i complimenti
      Un caro saluto

  • Davvero bellissima recensione, complimenti! Sei riuscito a tirar fuori anche gli aspetti più oscuri e nascosti di quest’opera grandiosa, non posso far altro che ammirarti e farti ancora i complimenti 🙂

    • Ciao Stefano… dopo l’estate troverò sicuramente il tempo per completarla… manca poco lo so ma The Trial è un brano importante e merita un approfondimento che richiede tempo che, per ragioni lavorative, al momento mi manca… resta sintonizzato sul sito
      Un abbraccio e grazie molte per i tuoi complimenti

  • Ho trovato questo tuo bel lavoro quasi per caso, cercando traduzioni da THE WALL.
    Ora lo leggerò con interesse.
    Ma mi colpisce subito quel che scrivi: hai incontrato quest’opera stupenda a 15 anni…
    anch’io!! Quindi sei nato nel ’65?
    Ricordo bene il primo ascolto, su un nastro registrato da un amico (i miei non mi compravano il disco)… fui sconvolto e affascinato… già avevo conosciuto “in tempo reale” Wish you… e poi Animals, tramite mio fratello più grande… ma poi The Wall è stato tutto una mia scoperta… ed è vero, mi accompagna ancora.
    Forse mi ha segnato in una inquietudine che non smette, anche ora che sono ben cresciuto, sposato, con tre figli (e due con problemi neurologici), faccio da 20 anni l’insegnante di italiano e latino (spero senza costruire o peggiorare altri muri…); non sono (credo) un vero fan dei PF e preferisco la musica cosiddetta classica.
    Non amo i contatti per internet (non sono in Facebook), ma volevo scrivertelo.
    Grazie per il tuo lavoro.

    • Ciao Giulio… anzitutto molte grazie per i complimenti. Mi sarebbe piaciuto avere 15 anni quando uscì l’album ma purtroppo ne avevo solo 10, l’ho solo scoperto più tardi grazie al proprietario del negozio di dischi che visitavo spesso.
      Ti faccio i miei migliori auguri per la tua vita e tutto quanto.
      Un forte abbraccio

  • Complimenti Nicola. Ho 40 anni e sono cresciuto con The Wall e in generale con i Pink Floyd dall’età di 13. All’epoca avevo solo una duplicazione su cassetta… di quanti conoscevo che ascoltavano i Pink Floyd, nessuno sapeva, nessuno mi parlò mai del concept che conteneva. Nessuno conosceva la storia di Pink. Tutti lo consideravano un album SERIO contenente BELLE CANZONI e un ipotetico “TEMA” in comune. Ma nessuno sapeva cosa era realmente. A me piaceva, ma in certi casi mi pareva ostico con tutti quei pezzettini di canzone incollati assieme, voci, rumori ecc. e inoltre mi scervellavo sul perché concluderlo con un brano che era un’operetta classica. I perché erano troppi, non mi interessava per nulla accettarlo a scatola chiusa… insomma volevo saperne di più. Sono stato il solo che conosco ad approfondire la storia narrata, a 14 anni, quando in un negozio di dischi lessi “a scrocco” un bel po di informazioni su una delle prime “analisi critiche” pubblicate in Italia in forma di libro. Ricordo che mi si aprì un mondo. L’album lo sapevo a memoria, ma ora conoscevo anche la storia. E mi riconoscevo in essa, parecchio. Poi fu il turno di sapere il perché Waters l’aveva scritta, il passato in comune tra Pink e Roger, la storia dello sputo sul palco e così via… E mi si aprì un altro mondo. Forse da ragazzino ho giudicato un po’ male Waters… era una persona piuttosto sensibile, e con un passato non molto felice… ormai da anni lo considero un genio. E credo fosse necessario pee lui realizzare questa opera. Peccato per la pietra dello scandalo che fu questo disco per tutta la band. Ancora oggi come storia, almeno per me, è qualitativamente superiore ai tanto blasonati Tommy e Quadrophenia degli Who. Ma è un’opinione MIA. Anche se col senno di poi considero The Dark Side Of The Moon il loro album migliore.
    La tua analisi critica (anche se ancora mancante di 4 brani) è un buonissimo arricchimento di analisi di tanti piccoli risvolti psicologici della storia narrata. Vi sono parecchie parti toccanti su questo disco, emozioni contenute, che da tempo ho fatto anche fortemente mie, e quando tra un paio di settimane vedrò qui a Roma i Fluido Rosa riproporre The Wall dal vivo… probabilmente qualche lacrima mi uscirà. Peccato essermi perso Waters in persona nel 2013…

    • Ciao Alessio… la tua storia è molto simile alla mia anche se, per mia fortuna, io waters l’ho visto per ben 4 volte (di cui l’ultima nel 2013) oltre ad aver avuto anche l’immenso piacere di vedere i Pink Floyd (senza di lui) eseguire The dark side… è vero quello che dici ed è il motivo per il quale The Wall vince su molti altri lavori musicali, anche superiori artisticamente… è il concept che lo rende unico perchè come recitava Orson Welles al principio di tales of mystery of imagination, se alla musica togli l’idea rimane solo musica ma se c’è dietro una storia, allora è arte… un caro saluto e grazie per le tue parole

    • Ciao Luca
      Ti ringrazio per i complimenti… spero di finirla presto anche se un anno fa ho detto la stessa cosa… ci sono momenti in cui sei ispirato a fare certe cose, poi il momento passa ed è difficilissimo continuare :)))

  • …questa sera vado a vedere Roger a Padova!! 😀
    complimenti per la recensione, davvero da leggere tutta d’un fiato!

  • Ciao, innanzitutto complimenti per l’analisi, che mi ha aiutato a capire alcuni punti oscuri di questa opera che ogni volta sa regalare emozioni.
    Ti scrivo anche perchè mi piacerebbe confrontarmi con te su un aspetto che a mio parere hai trattato in maniera poco approfondita sotto alcuni aspetti e che a mio parere è essenziale, quella del bambino.
    A me sembra che Pink bambino rappresenti tutta quella serie di aspettative di successo che tutti i bambini hanno. E’ difficile che un bambino da grande voglia fare un mestiere umile, è difficile che si immagini a lottare per arrivare a fine mese, piuttosto si immagina di diventare astronauta, calciatore, rockstar e così via.
    Ma se un bambino immagina (o meglio, si auspica) di diventare una rockstar, di certo non vuole diventare una persona fragile, dipendente dalle droghe, incapace di relazionarsi con gli altri.
    A mio parere è questo il significato della seconda parte del cantato di Gilmour in Comfortably Numb (“When I was a child I caught a fleeting glimpse” fino a “The child is grown, the dream is gone”): in realtà poco importa che mestiere fa Pink adulto, piuttosto il bambino è incapace di riconoscere se stesso da grande (infatti su Nobody Home il ragazzino scappa impaurito).
    Anche questo è un mattone importante nel muro, anzi sotto certi aspetti più “pesante” degli altri, perchè se nella prima parte dell’opera Pink cercava di allontanarsi dagli altri ora si allontana da se stesso, si rinnega, diventando un dittatore (la Germania nazista nacque facendo leva sull’orgoglio ferito, sull’incapacità dei tedeschi di riconoscersi in una nazione di secondo piano a livello mondiale, quindi un leggero parallelismo c’è anche in questi aspetti).
    Scusa per la lunghezza del messaggio, sono molto interessato a un tuo parere su questa idea che ho avuto. Ciao.

    • Perdonami, ho dimenticato una parte.
      La “fleeting glimpse”, a mio parere rappresenta la visione fugace di un’esistenza normale come persona, che da bambino credeva di poter avere, ma con la crescita e i primi mattoni che sono arrivati già in tenera età il sogno è svanito (il tema dell’infanzia perduta comunque è centrale vista la morte del padre, che lo ha costretto a dover crescere più in fretta degli altri bambini e inoltre il passato semplice di “I caught a fleeting glimpse” e “I turned to look but it was gone” indica contemporaneità dell’azione, che indica appunto la crescita immediata)

      • Anche su questo concordo, la visione fugace è in effetti collegata alla vicenda del topo (la vita normale da bambino) funestata tuttavia dalla fine dell’animale che mostra già al bambino quanto orrenda possa essere la vita

    • Jacopo… credo tu abbia centrato perfettamente l’argomento e farò tesoro delle tue osservazioni per integrarle in quella parte. Il bambino in effetti è l’unica parte sana di Pink, il fatto che successivamente si scontri con quella alienata del manicomio mostra quanto sia stato profonda la dissociazione fra i due stati… è chiaro che il bambino non ci voglia stare dietro a quel muro, lo mostra in tutti i modi possibili, specie in Hey You… riguardo la metamorfosi in dittatore credo che il messaggio dell’autore sia che l’isolamento alla fine porti ai totalitarismi, Pink si riconosce in quella veste perchè in questo modo può smettere di soffrire incarnando proprio tutto quello che più temeva… la guerra che gli ha portato via il padre adesso la può portare nelle piazze, e così quel conformismo a cui lo costringeva il maestro, eccolo che costringe i suoi seguaci ad indossare le stesse maglie e a marciare tutti allo stesso modo… insomma… un classico no 🙂
      Grazie mille per il tuo contributo Jacopo
      Un caro saluto

  • complimenti!!hai fatto un lavoro grandioso, dettagliato e documentato, bravissimo!e complimenti anche per il sito, costruito benissimo

La vera storia dietro il muro

Indice dell’analisi

"Pink Floyd's 'The Wall': Dietro il muro" © 2011-2017 Nicola Randone. Lyrics / Artwork © 1979 Pink Floyd / Gerald Scarfe. Images from the movie © 1982 Sony Music Entertainment.