La vera storia dietro il muro

In the Flesh?

La scena del dittatore presente in “In the Flesh” è una tra le parti più difficili da interpretare di  tutto il lavoro di Waters. Il personaggio che interpreta Pink viene rappresentato con l’immagine di un dittatore di stampo hitleriano con tanto di loghi, gesti e folla in delirio quindi è facile saltare a conclusioni affrettate ed immaginare che quest’opera racconti il nazismo o che questo sia il tema principale della storia.

Dobbiamo andare piuttosto avanti nel testo per capire il significato di questo momento, ed esattamente al brano Comfortably Numb; vi perdereste però troppi importanti passaggi nella storia pertanto mi permetto di anticiparvi il senso di questa canzone dando per scontato che abbiate già visto il film e compreso che il dittatore non è altro che la mutazione che il protagonista subisce a causa del suo muro.

Una delle parti interessante di The Wall (specie il film) sta nel fatto che prende a pretesto la storia di una rock-star depressa e drogata per mostrarci le follie umane in genere sotto forma di fatti storici che, ahimè, non mancano di ripetersi in un eterno ciclo. Cos’è in fondo un dittatore, o in genere un regime totalitario, se non la prima conseguenza di quei muri che ogni giorno costruiamo intorno a noi, mura che costruiscono anche gli stati quando decidono chi è meritevole di stare dentro e chi invece deve stare dall’altra parte a morire di fame. Ancora oggi assistiamo alla nascita ed al declino di sedicenti dittatori e se ci soffermiamo sulla vita di ognuno di loro scopriamo che per buona parte si tratta di persone sociopatiche e anaffettive che spesso rappresentano quella massa bigotta e frustrata che non aspetta altro che qualcuno che li istighi all’odio.  Un esempio fra tanti: Hitler, figlio illegittimo in quanto non riconosciuto dal padre naturale e costretto a fare i conti con una società crudele che gli portò via quattro fratelli; un bambino con un amore morboso per la madre ed un odio viscerale per il padre a causa dei maltrattamenti fisici e psicologici ricevuti; affascinato dall’arte ma sempre “bocciato” dai suoi professori perché privo di talento. Quale migliore chance per lui se non quella dell’ideologia nazista utile a punire quell’umanità che lo aveva escluso!

Nel Concerto di Milano dell’Aprile del 2011 (cui ho avuto la fortuna di assistere), sulle magliette dei bambini di Another Brick in the Wall campeggiava la scritta”Fear builds Walls” (la paura costruisce muri). La lezione che vuole darci Roger con quest’opera è che dentro un muro qualsiasi essere umano perda la propria umanità: dentro un muro non c’è spazio per il confronto, non c’è modo di amare qualcuno, se il muro è spesso non si percepiscono i suoni all’esterno e quindi si rischia di creare mondi paralleli che non hanno nulla a che vedere con la realtà, se si ritiene che il muro sia un posto sicuro si tenterà in tutti i modi difenderlo dagli attacchi esterni. Ci sono stati che occupano risorse ingenti nel difendere i propri muri o per spostarli sempre più avanti, mentre gli sconfitti devono piegarsi a celebrare il vincitore.

TOGETHER WE STAND
DIVIDED WE FALL

E’ arrivato il libro della guida in italiano a Pink Floyd The Wall di Alan Parker,
una versione ampliata, riveduta e corretta dell’analisi contenuta in questo sito web.


In the flesh pt. 1

“….we came in?” *

So ya thought ya
Might like to
go to the show
To feel the warm
thrill of confusion,
That space cadet glow.
Tell me, is something eluding you,
sunshine?
Is this not what you expected to see?
If you wanna find out what’s
behind these cold eyes
You’ll just have to claw your way
through this disguise.

* Lights!
*Roll the sound effects!
*Action!
*Drop it on ‘em!

In persona parte 1

“….siamo entrati?”

Così Pensavi
Che ti sarebbe piaciuto
assistere allo show.
Sentire il caldo
brivido della confusione,
quella sognante euforia.
Dimmi, c’è qualcosa che ti turba,
amore?
Questo non è ciò che ti aspettavi di vedere
Se vuoi sapere cosa c’è
dietro questi freddi occhi
Dovrai soltanto aprirti la strada
attraverso questo travestimento!

*”Luci!
Accendete gli effetti sonori!
Azione!”
*”Sganciala su di loro!!!!!”


* Siamo entrati? - Dettaglio presente nel solo album in studio

Se dovessi raccontare in due parole il senso di questo brano, direi che il protagonista si presenta invitando il suo pubblico a conoscere la sua storia e le motivazioni per le quali è diventato un uomo così freddo e crudele.

Pink si presenta al suo pubblico

Nelle note di copertina del cd “Is There Anybody Out There“, Roger racconta che durante il concerto sputò in faccia ad un giovane che tentava di scavalcare le transenne di sicurezza rimanendo poi scioccato del suo stesso gesto.

Successivamente fu in grado di comprendere che aveva creato una tale distanza fra sè stesso ed il suo pubblico da arrogarsi il diritto di poter fare quello che voleva, persino di sputargli addosso bombardarli (Drop it on ‘em, grida alla fine nella versione in studio). Il suo dittatore compare infatti da una balconata (in fondo è così che ricordiamo anche Mussolini, Hitler, Gheddafi) mentre la polizia prende a manganellate tutti quelli che sono rimasti fuori (dal muro?).

Tale considerazione è confermata dagli spettacoli live di The Wall dove questo brano veniva eseguito da una “band surrogato” i cui componenti indossavano le maschere di Waters, Gilmour, Mason e Wright, a sottolineare la distanza che si era creata tra Pink e il suo pubblico, una distanza tale da averlo costretto ad indossare una maschera che nascondesse “il dittatore” che in questo momento si rivela (“questo non è ciò che ti aspettavi di vedere“).

Probabilmente fu in quel periodo che a Roger venne in mente il concept di The Wall, un album che lo avrebbe aiutato ad esorcizzare tutti i demoni del suo passato che pian piano affioravano rendendolo arrogante, cinico e incapace di amare.

Nella contrapposizione tra la carica della polizia e alcune scene di guerra si svela a mio parere una metafora che rappresenta la folle abitudine umana a sottomettere il “diverso” piuttosto che tentare un confronto, proprio l’errore che sta per fare Pink impersonando un ideale di intolleranza e xenofobia. I poliziotti odiano i ragazzi dai capelli lunghi che ascoltano rock e per questo li caricano e li portano in prigione; i potenti delle nazioni, ancor oggi chiusi nella propria arroganza, ordinano al popolo di imbracciare le armi e di colonizzare: è successo in America, in Australia e succede ancora da altre parti. Utilizzando il pretesto di esportare la “cultura” democratica, alcuni popoli hanno stravolto la vita di altri.

Le immagini di guerra associate a quelle di un concerto rock mi hanno portato anche ad azzardare una ulteriore ipotesi d’interpretazione del film, e cioè che agli occhi dell’autore la macchina da guerra e quella del rock condividano la medesima ideologia: inseguire il profitto. Generali e Artisti piegano la coscienza delle masse utilizzando strumenti di auto-celebrazione; distruggono le famiglie in quanto sia musicisti che soldati devono lasciare le loro case per fare il proprio “dovere”; come i soldati, anche i musicisti usano droghe per gestire lo stress e nella violenza della loro quotidianità perdono i punti di riferimento con i quali dare un senso alla propria vita. Interessante anche l’inquadratura del manifesto pubblicitario “Feeling 7UP” durante la carica della polizia che sembra lo sponsor di una società dove chi non si adatta, viene preso a bastonate.

La morte di Eric Fletcher Waters

In the Flesh si chiude con la scena del bombardamento in cui presumibilmente perse la vita Eric Fletcher Waters. Il padre tenta di comunicare ma muore prima di poterlo fare. Troveremo ancora questa “interruzione di contatto” rappresentata dalla scena di una telefonata senza risposta, efficace metafora che descrive come all’interno di un muro si perda il contatto con gli altri.

Dopo essersi presentato ed aver invitato il suo pubblico a conoscerlo, Pink inizia adesso il percorso a ritroso sul ghiaccio sottile della sua infanzia. Ed è così che entriamo nel vivo della storia!

Curiosità

  • Nella versione dell’album in studio, all’inizio di questa canzone Waters pronuncia la frase “….we came in?” (… siamo entrati?). E’ interessante notare come nell’ultimo brano dell’album in studio, Outside The Wall si senta Waters che pronuncia la frase  “Isn’t this where…” (“Non è qui che…”). Questo non lascia dubbi che l’album The Wall sia un ciclo, una storia che si ripete. Che il muro che Pink farà crollare, da qualche parte sorgerà ancora.
  • In un’intervista sul dvd Roger racconta che nel corso del tour “In the flesh del 1977  in cui  i Pink Floyd promuovevano il loro Animals, vi fu un incidente a Los Angeles nel quale un capo della polizia locale decise, per un odio generico verso il rock ‘n roll, di inviare una squadra a manganellare giovani che volevano assistere allo show con la scusa di verificare che tutti avessero il biglietto. La carica di polizia contro i giovani, che vediamo nelle immagini di questo brano, cita proprio quell’episodio.
  • La scena che conclude il filmato è la picchiata di uno Junkers Ju 87 Stuka su un accampamento militare inglese, che ricorda le modalità della morte del padre di Pink (Cit. Wikipedia)

Formazione

  • David Gilmour — guitars
  • Nick Mason — drums
  • Roger Waters — lead vocals,bass guitar, EMS VCS 3 (nel film la voce solista è di Bog Geldof)
  • Richard Wright — synthesisers
  • Fred Mandel — Hammond organ
  • Bruce Johnston — backing vocals
  • Toni Tennille — backing vocals
  • Joe Chemay — backing vocals
  • Stan Farber — backing vocals
  • Jim Haas — backing vocals
  • John Joyce — backing vocals

Immagini


ANALISI CRITICA A PINK FLOYD THE WALL DI ALAN PARKER


PINKFLOYDTHEWALL.IT – LA VERA STORIA DIETRO IL MURO © 2011-2023 Nicola Randone. Lyrics / Artwork © 1979 Pink Floyd / Gerald Scarfe. Images from the movie © 1982 Sony Music Entertainment. E’ facoltà di chi lo desidera riportare i contenuti della presente opera a patto di citare la fonte e comunque nella sola eventualità che si tratti di progetti senza finalità di lucro. Ogni uso non autorizzato dei testi sarà perseguito nei termini di legge.


3 commenti

  • Un’interessante osservazione riguardo il tabellone con la scritta 7UP. Il personaggio rappresentato è un giocatore di baseball di Philadelphia, MIke Schmidt, entrato nella Hall of Fame per il suo gioco con i Phillies. Dato il mio amore per lo sport e per la città di Philadelphia, ho riconosciuto subito questo particolare.. .tral’altro Philadelphia è anche soprannominata “City of Brotherly Love” (la città dell’amore fraterno), simbolo nettamente in contrapposizione con il caos e la violenza che stanno dominando le scene sotto il cartellone. A mio parere la scelta non è casuale.

  • Non ero presente per ovvi motivi anagrafici (sono nato nel 1972) ma mi hanno raccontato in tanti, che hanno vissuto in quel periodo, come durante la contestazione studentesca del 1977 andasse “di moda” assaltare i palasport per entrare gratis al grido di “La Musica è di tutti e non si paga!”.
    Questo episodio si ripeté diverse volte, creando ovviamente degli incidenti in concomitanza dei concerti. Episodi del genere pare che siano avvenuti già durante l’unica data italiana a Torino dei Genesis nel 1975 (l’ultima che fecero con Peter Gabriel) ed altri incidenti ci furono anche nel famoso concertoin uno dei famosi concerti di De André con la PFM, dove il cantautore dovette addirittura sospendere il concerto per andare a parlamentare col pubblico: da allora l’Italia è stata sempre accuratamente evitata da tutte le grandi tournée delle band più celebri (Pink Floyd compresi, che vi tornarono solo col tour di “A Momentary Lapse Of Reason”).
    Questo ovviamente non vuole giustificare un intervento delle Forze dell’Ordine di quel tipo, ma era solo per dare un’idea più dettagliata del clima dei concerti dell’epoca.

  • Innanzitutto faccio i miei più sinceri complimenti agli autori di questo sito e alle loro impeccabili analisi, come anche a diversi molti altri interventi letti tra queste pagine. Prendere in analisi un film elegantemente complesso come “The Wall” con tutte le sue variegate sfaccettature e ambivalenze non è compito facile. Tornando al tema in oggetto, unitamente a quanto esposto da altri, mi preme far notare alcuni punti, come le divergenze tra le due varie versioni di “In the Flesh” nel film. Nella prima l’ombra Junghiana del protagonista ha un aria sofferente, e persino il pubblico è diverso, un gruppo di ragazzi dai capelli lunghi, abiti bianchi e con simboli di pace nelle magliette, in netta contrapposizione con gli skinhead, abiti neri e le t shirt con le scritte “hate” nella seconda versione di “In the Flash” . Persino il protagonista/antagonista (peggior nemico di se stesso?) appare diverso, più disinibito, arrabbiato, cinico e manipolativo, un vero e proprio Goebbels. Il lato oscuro ha preso il sopravvento, e certe pulsioni è fantasie non creano ormai più disagio. Alla fine “The Wall” è questo, un confronto con l’ombra, con il lato oscuro di noi stessi; ma anche un processo di individuazione/integrazione di altri aspetti oggettificati della coscienza e che spesso, in base al soggetto possono assumere caricature spaventose (es. la figura autoritaria dell’insegnante, l’archetipo della madre, quello estremamente conflittuale con l’anima/animus) vesti caricaturali grottesche e inquietanti che poi troviamo in “The Trial”. Molte le cose da dire. Fermo qui per ora le mie dissertazioni. Rispetto.

La vera storia dietro il muro

Indice dell’analisi

"Pink Floyd's 'The Wall': Dietro il muro" © 2011-2017 Nicola Randone. Lyrics / Artwork © 1979 Pink Floyd / Gerald Scarfe. Images from the movie © 1982 Sony Music Entertainment.
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