La vera storia dietro il muro

The show must go on


Così come Goodbye Blue Sky, posto in apertura al lato B del primo LP,  anche The Show must go on costituisce una sorta di riepilogo narrativo che fa da ponte ideale tra Comfortably Numb ed In The Flesh pt. 2: Pink si rassegna alla decisione del suo tour manager di far andare avanti lo spettacolo a discapito del gravissimo stato in cui versa la sua condizione mentale e, in un ultimo barlume di lucidità, ribadisce quanto poco sia rimasto della propria umanità.

Nel film di Alan Parker questo brano non ha trovato una sua collocazione, probabilmente per il fatto che le immagini a contorno dell’ultimo assolo di Gilmour in Comfortably Numb, così come l’intera canzone, chiariscono già allo spettatore le vicende della rock-star. Del resto la funzione di riassunto narrativo, utile per l’ascoltatore dell’album, risulta superflua in un film che per sua natura non contempla interruzioni .

TOGETHER WE STAND
DIVIDED WE FALL

E’ arrivato il libro della guida in italiano a Pink Floyd The Wall di Alan Parker,
una versione ampliata, riveduta e corretta dell’analisi contenuta in questo sito web.


The show must go on

Ooooh, Ma, Oooh Pa
Must the show go on?
Ooooh, Pa. Take me home
Ooooh, Ma. Let me go

(Do I have to stand up
Wild eyed in the spotlight? What a nightmare. Why Don’t I turn and run.)
There must be some mistake
I didn’t mean to let them
Take away my soul.
Am I too old, is it too late?
Ooooh, Ma, Ooooh Pa,
Where has the feeling gone?
Ooooh, Ma, Ooooh Pa,
Will I remember the song?
The show must go on.

Lo spettacolo deve continuare

Lo spettacolo deve continuare
Mamma, papà
lo spettacolo deve andare avanti?
Papà, portami a casa
Mamma, lasciami andare

(Devo stare
Con gli occhi da matto sotto le luci
Che incubo, perché
Non mi giro e non scappo via?)*
E’ stato tutto un errore
Non volevo che loro
portassero via la mia anima
Sono troppo vecchio? E’ troppo tardi?
Mamma, Papà
Dove è finito il mio sentire?
Mamma, Papà
Ricorderò la canzone?
Lo spettacolo deve andare avanti


Dopo essere stato resuscitato dal suo stato di como auto-indotto, Pink vive un momento di lucidità mentale, probabilmente l’ultimo residuo di quel percorso di guarigione che nei brani precedenti sembrava stesse prendendo il giusto corso.

Parte della fragilità umana del protagonista si rivela nel coro iniziale in cui Pink chiama in causa il padre e la madre. Al primo chiede di portarlo a casa, alla seconda di lasciarlo andare: non è la prima volta che davanti ad un vicolo cieco, Pink torni ad evocare l’infanzia. In questo caso sembrerebbe che le richieste fatta al padre ed alla madre sottendano al desiderio di essere liberato dalla vita, una velata minaccia di suicidio che se ricordate abbiamo già incontrato alla fine di One of my turns quando Pink si affaccia alla finestra gridando “alla prossima bastardi“. In The show must go on la richiesta esplicita al padre di portarlo a casa (con sè) ci fa subito pensare all’aldilà in quanto, come sappiamo, il padre è morto in guerra quando la rock-star era ancora un infante, allo stesso modo la richiesta alla madre di lasciarlo andare, presumibilmente dal solito abbraccio iperprotettivo, ci lascia intendere come l’uomo sia stanco della propria realtà e voglia liberarsene. Alcuni sostengono che dietro queste parole non ci sia la volontà di porre fine alla propria vita ma al contrario il desiderio di trasformarla, in effetti la tentazione di assecondare l’ipotesi è forte considerando che a partire da Hey You l’uomo non ha fatto altro che tentare di risolvere i suoi problemi di relazione.

  • Le frasi che abbiamo segnato in corsivo non sono state registrate nella versione in studio, pur essendo presenti nel libretto dei testi. In quelle parole si evidenzia la paura della rock star di salire sul palco in quelle condizioni (con gli occhi da matto) a dover affrontare il suo pubblico (sotto le luci).

A seguire si fa riferimento ad un imprecisato “loro” che potrebbe essere riferito ai fantasmi in processione nella sequenza cinematografica di Comfortably Numb, e cioè tutti i mattoni del suo muro che gli hanno portato via l’anima. Sempre a mamma e papà chiede dove sia finito il “feeling“, e qui possiamo supporre che la frase sia riferita all’entusiasmo ed al trasporto che contraddistinguevano le azioni dell’artista prima che il muro gli si chiudesse intorno, al sentimento che ispirava le sue canzoni scomparso all’ombra del suo muro.

Tornando al precedente brano e nello specifico alla scoperta da parte di Pink di essere caduto in uno stato di “piacevole insensibilità“, non è difficile comprendere la disperazione dell’uomo per la perdita delle proprie emozioni. Inibire il proprio cuore al “sentire” può rilevarsi una toppa utile a fermare un dolore troppo forte da poter essere elaborato, tuttavia non è possibile pretendere di poter isolare le sensazioni negative senza trascinare nella medesima prigione emotiva anche quelle positive. Se si decide di non sentire, allora non si sentirà nulla: non ci sarà dolore e neanche gioia, non ci sarà sconforto nè entusiasmo. Ancora una volta la parte sana della rock-star si rende conto di quanto dannoso sia il percorso che il proprio muro gli sta imponendo, pur tuttavia non riesce a contrastarlo se non con sparute apparizioni del suo io bambino. In Pink il bambino e l’adulto convivono nello stesso corpo, tuttavia non sono mai riusciti a comunicare in maniera efficace così come descritto nelle sequenze cinematografiche di Nobody Home. Se ricordate il confronto tra le due anime dell’uomo è ben rappresentato dall‘incontro nel manicomio, il bambino può gridare con tutto il fiato che ha in gola quanto sia sbagliato quello che sta accadendo, ma ad ascoltare la sua voce c’è solo un pazzo legato ad una camicia di forza che metaforicamente rappresenta la sua incapacità di lasciare libere le proprie emozioni, la rassegnazione inerte alla sua condizione.

Come in altri momenti dell’album, la paura di essere troppo vecchio e quindi che sia troppo tardi per rimediare è presente anche nelle ultime righe della canzone, ed è interessante notare come la mente umana associ spesso la difficoltà nel liberarsi dai problemi ad un’improbabile età anagrafica, quasi che nella vita di ognuno di noi le diverse strutture della personalità (con relative sovrastrutture) siano destinate a restare immutabili una volta definite. Il bambino qui cerca risposte che non otterrà, vuoi perchè la sua controparte non ha la lucidità necessaria per affrontare l’argomento, vuoi soprattutto perchè a questo punto dell’album è schiacciato dall’imposizione di matrice sociale che la vita deve andare avanti, che lo spettacolo deve continuare. Ed in questa logica tutta occidentale non c’è spazio per la propria individualità, non c’è posto per le emozioni, ogni priorità è duramente assegnata anche con tutti i dubbi del caso (ricorderò la canzone).

Con un colpo di mano il sipario si apre, lo spettacolo deve andare avanti ed il bambino, da questo momento in poi fino a Stop, sprofonderà in un sonno profondo per lasciare il posto a quell’uomo crudele che abbiamo già incontrato nella limousine alla fine di Comfortably Numb.


Formazione

David Gilmour – voce, chitarre, basso
Nick Mason – percussioni
Richard Wright – sintetizzatore
Bob Ezrin – sintetizzatore, pianoforte
Joe Chemay – coro
Stan Farber – coro[
Jim Haas – coro
Bruce Johnston – coro
John Joyce – coro
Toni Tennille – coro

Curiosità

  • Il brano è aperto dalle voci di un coro per il quale Waters chiese l’aiuto di Bruce Johnson, cantante dei The Beach Boys.

ANALISI CRITICA A PINK FLOYD THE WALL DI ALAN PARKER


PINKFLOYDTHEWALL.IT – LA VERA STORIA DIETRO IL MURO © 2011-2023 Nicola Randone. Lyrics / Artwork © 1979 Pink Floyd / Gerald Scarfe. Images from the movie © 1982 Sony Music Entertainment. E’ facoltà di chi lo desidera riportare i contenuti della presente opera a patto di citare la fonte e comunque nella sola eventualità che si tratti di progetti senza finalità di lucro. Ogni uso non autorizzato dei testi sarà perseguito nei termini di legge.

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La vera storia dietro il muro

Indice dell’analisi

"Pink Floyd's 'The Wall': Dietro il muro" © 2011-2017 Nicola Randone. Lyrics / Artwork © 1979 Pink Floyd / Gerald Scarfe. Images from the movie © 1982 Sony Music Entertainment.
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