La vera storia dietro il muro

Se Sigmund Freud avesse vissuto quarant’anni di più, sarebbe stato felice di studiare i testi della sola canzone nella storia del rock dove il rapporto madre-figlio è sviscerato fino all’osso. Nella sua intervista con Tommy Vance del 1979, Waters dice a proposito di questa canzone: Se c’è un accusa che si può fare alle madri è di tendere a proteggere i loro figli all’eccesso e per troppo tempo. Nello specifico è comprensibile per la madre di Pink esasperare il già naturale istinto di protezione dopo la tragedia vissuta a causa della morte del compagno, in tal modo tenta inconsciamente di preservare il suo unico figlio, l’ultimo ricordo che le resta di lui, da quel male responsabile del suo lutto: il mondo esterno. Tuttavia, come afferma lo stesso Waters, l’eccessiva protezione di una madre può risultare soffocante per una persona alla ricerca dell’autonomia: She won’t let you fly, but she might let you sing (non ti lascerà volare ma potrebbe lasciarti cantare) recita il testo della canzone dove Pink canta sotto mentite spoglie svelando il fatto che la madre gli consentisse solo fugaci e brevi momenti di individualità e di espressione.

La moglie conosce un altro uomo

Una delle straordinarietà di questo brano è la capacità dell’autore di raccontarci due eventi solo apparentemente disgiunti: la fine del suo matrimonio ed il rapporto con la madre. Le scene raccontano momenti di vita dove lui adolescente condivide ancora il letto con il genitore e contemporaneamente ci fanno assistere al tradimento della moglie con un uomo incontrato in un gruppo di attivisti per la pace. E’ probabile, a mio parere, che Pink voglia scaricare sulla madre le responsabilità legate alla fine del suo matrimonio; molti psicoanalisti, con in testa Freud, sostengono che la maggior parte delle persone intrecciano relazioni sentimentali con chi meglio si adatta al profilo dei propri genitori, Freud sosteneva in questa tendenza l’estensione del complesso di Edipo/Elettra teorizzando che un bambino si lega affettivamente maggiormente al genitore di sesso opposto per poi, da adulto, cercare inconsciamente nel coniuge le medesime caratteristiche. Ed è proprio sul coniuge che Pink proietta il desiderio di indipendenza ed autonomia che cercava di ottenere dalla madre, risultando così un pessimo marito.

TOGETHER WE STAND
DIVIDED WE FALL

E’ arrivato il libro della guida in italiano a Pink Floyd The Wall di Alan Parker,
una versione ampliata, riveduta e corretta dell’analisi contenuta in questo sito web.


Mother

Mother,
do you think they’ll drop the bomb?
Mother,
do you think they’ll like this song?
Mother,
do you think
they’ll try to break my balls?
Mother,
should I build the wall?
Mother,
should I run for president?
Mother,
should I trust the government?
Mother,
will they put me in the firing line?
(Is it just a waste of time?)
Mother am I really dying?

Hush now, baby. Baby, don’t you cry.
Mamma’s gonna make
all your nightmares come true.
Mamma’s gonna put all
of her fears into you.
Mamma’s gonna keep you right here
under her wing.
She won’t let you fly,
but she might let you sing.
Mama’s gonna keep baby
cozy and warm.
Ooooh babe. Ooooh babe. Oooooh babe,
Of course mama’s gonna help
build a wall.

– Hello! Is there anybody in there?
– Remember me?
– I’m the one from the registry office

Mother, do you think
she’s good enough for me?
Mother, do you think
she’s dangerous to me?
Mother, will she tear
your little boy apart?
Mother, will she break my heart?

Hush now, baby. Baby, don’t you cry.
Mama’s gonna check out
all your girlfriends for you.
Mama won’t let anyone
dirty get through.
Mama’s gonna wait up
until you get in.
Mama will always
find out where you’ve been.
Mama’s gonna keep baby
healthy and clean.
Ooooh babe. Oooh babe. Oooh babe,
You’ll always be baby to me.

Mother,
did it need to be so high?

Madre

Madre,
pensi che sganceranno la bomba?
Madre,
pensi che gli piacerà la canzone?
Madre,
pensi che cercheranno
di rompermi le palle?
Madre,
dovrei costruire un muro?
Madre,
dovrei cercare di diventare presidente?
Madre,
dovrei fidarmi del governo?
Madre,
mi manderanno al fronte?
(E’ solo una perdita di tempo?)
Madre sto davvero morendo?

Zitto ora bambino, non piangere
Tua madre
farà avverare ogni tuo incubo
Tua madre ti inculcherà
ogni suo timore
Tua madre ti terrà al sicuro
sotto le sue ali
Certo non ti lascerà volare
ma potrebbe lasciarti cantare
Mamma terrà il suo bambino
al caldo e al sicuro
Oh bambino, oh bambino
naturalmente mamma ti aiuterà
a costruire il muro

– Ciao! C’è nessuno?
– Ti ricordi di me?
– Sono quella dell’Ufficio Registri 

Madre, pensi che lei
vada abbastanza bene per me?
Madre, pensi che sia
pericolosa per me?
Madre, lei porterà via con sè
il tuo bambino?
Madre, lei mi spezzerà il cuore?

Zitto ora bambino, non piangere
Mamma controllerà
tutte le tue fidanzate
Mamma non lascerà entrare
nessuna poco di buono
Mamma rimarrà sveglia
finchè non sarai tornato a casa
Mamma scoprirà sempre
dove sei stato
Mamma terrà sempre il suo bambino
sano e pulito
Oh bambino, oh bambino
Sarai sempre un bambino per me

Madre,
c’era bisogno che fosse così alto (il muro)?


Nel film, la scena che introduce Mother inizia con l’inquadratura di una foto polaroid che ritrae Pink con la moglie, l’immagine è poggiata su di un comodino con accanto un telefono che squilla. Presumiamo di trovarci in casa dei coniugi Pink e che nella stanza non vi sia nessuno.

Telefonata senza risposta

All’altra estremità della linea Pink sta cercando di raggiungere la moglie dalla sua camera d’albergo toccando ancora una volta il tema della telefonata senza risposta che, come abbiamo visto nelle “tigri” (quando il padre cerca di telefonare prima di morire) vuole simboleggiare la rottura della comunicazione: nello specifico la fine del suo matrimonio. L’uomo lascia il telefono squillare, guarda l’orologio forse per sincerarsi del fatto che la moglie per quell’ora dovrebbe trovarsi a casa, alla fine rinuncia strappando i cavi telefonici e recidendo in questo modo ulteriori legami con la donna ed il mondo esterno. E’ proprio in questo momento che Pink evoca la sua adolescenza ed il rapporto con la madre, e lo fa abbracciando il cuscino e mettendosi in posizione fetale quasi ad aver ancora bisogno della protezione materna.

Musicalmente la Mother del film è molto diversa da quella in studio. La chitarra acustica è sostituita dal suono di una celesta che la fa somigliare ad una ninna nanna e il brano è condito con apprezzabili parti orchestrali ed intermezzi strumentali anche di soli dialoghi.

Nel testo, la prima strofa è quella in cui Pink chiede alla madre della bomba, e subito ci riallacciamo alle immagini presenti nelle scene precedenti che sottolineano come nella coscienza collettiva occidentale, nonostante la fine delle ostilità, lo spauracchio della guerra fosse sempre presente. Quel “they-loro” a cui si fa riferimento in tutte le strofe rappresenta un nemico senza volto probabilmente assimilato al mondo esterno: nel caso della bomba potrebbe essere uno stato nemico.

Pink chiede quindi alla madre se a “loro” piacerà la “canzone: probabilmente si riferisce al suo pubblico, rivelando un’ansia da prestazione che necessita continuamente di conferme. Nella riga successiva (pensi che cercheranno di rompermi le palle) il riferimento è alle persone in genere, ed è qui che si delineano le forti tendenze socio-fobiche della rock-star che sfociano, alla fine della prima strofa, nell’intenzione di costruire un muro per tenere lontani tutti quanti.

Pink continua la sua serie di domande interpellando la madre a proposito della necessità di dover correre per la presidenza e qui viene da chiedersi come mai, da cittadino britannico, il giovane Pink potesse aspirare alla carica di presidente degli Stati Uniti. In questo senso bisogna tenere in conto che a parlare è sempre il ragazzo (seppur filtrato dall’adulto), che nutre sogni ed ambizioni condizionate dalla giovane età: tutti sognano di essere figure importanti da bambini e Pink non fa eccezione. Eppure i suoi sogni vengono immediatamente traditi dall’apprensione verso la bontà del sistema (credi che dovrei fidarmi del governo) e dalla paura di essere esposto (potrebbero mettermi in prima linea).

Pink malato

Nell’ultima riga della strofa, Pink chiede alla madre se sta realmente morendo: nelle scende del film, in questo momento il bambino si trova a letto con il medico che lo sta visitando.

E’interessante notare come il medico punti il dito verso la madre, quasi ad accusarla di averlo fatto venire inutilmente.

Dopo che il medico si allontana con la madre (forse per parlargli in privato), la stanza si colora di una luce blu e la madre prende la parola. Anziché consolare il figlio però, contribuisce ad aumentarne le tensioni, dapprima sminuendo la serietà delle sue considerazioni (Hush now baby – Zitto adesso bambino) e poi alimentando le sue paranoie infantili (tua madre farà avverare ogni tuo incubo, tua madre ti inculcherà ogni suo timore). Così facendo la madre non è molto diversa dal maestro, entrambi sminuiscono le eccezionalità del ragazzo: l’uno con la derisione, l’altra con la paura, e la prima conseguenza è quella di confermare il suo stato di baby blue spaventato dal mondo con l’unico desiderio di essere lasciato in pace.

A questo punto ritengo sia doveroso fare un’importante considerazione. Bisogna tenere in conto che l’album è raccontato da una sola voce: quella di Pink. Così come accade in the Thin Ice, non dobbiamo prendere troppo sul serio la descrizione che Pink fa di sua madre, in fondo ognuno di noi ha un’immagine del proprio genitore che nella maggioranza dei casi non è corrispondente con la realtà. Il fatto che la madre abbia contribuito a costruire il suo muro è cosa certa, tuttavia è chiaro che il processo non fosse consapevole e di sicuro non avrebbe mai terrorizzato suo figlio dicendogli che avrebbe fatto avverare ogni suo incubo. Il ritornello di Mother quindi dev’essere interpretato come la risposta mentale di Pink agli atteggiamenti iperprotettivi che la madre aveva nei suoi riguardi. A sostegno di questa considerazione l’assenza della prima persona in ogni frase dell’inciso: la madre si rivolge al figlio in terza persona (tua madre) come se qualcun altro stesse dando voce al suo personaggio; se così non fosse ci saremmo aspettati un inciso di questo tipo: io farò avere ogni tuo incubo, io ti inculcherò ogni timore etc.

Le ultime strofe dell’inciso infine (mamma terrà il suo bambino al caldo e al sicuro) potrebbero essere interpretate come normale affetto materno se non ci fosse già chiaro il concetto che il genitore esercitasse agli occhi dell’uomo un controllo eccessivo, è interessante notare come il regista abbia scelto di farci vedere l’immagine del ragazzo che entra nel letto con la madre seguita da quella dell’adulto che tocca la spalla della moglie addormentata, la stessa persona che si era spogliata davanti a lui mentre guardava la televisione e che non aveva degnato di alcuna considerazione; non è difficile quindi immaginare che pur non tollerando il controllo della madre (e quello “ereditato” della moglie), Pink in fondo desiderasse essere amato e sentirsi al sicuro, e che manifestasse questo sentimento senza farsene accorgere (sia la madre che la moglie stanno dormendo).

Lo scheletro nel letto della madre

Alla dichiarazione che la madre lo aiuterà a costruire il muro, nella scena in cui il bambino corre giù per le scale ed apre la porta della sua stanza, entra in scena il meraviglioso assolo di Gilmour che sembra dichiarare una vera e propria esplosione di individualità da parte del ragazzo/uomo. Riverso sul letto, accanto a madre, osserviamo un corpo in decomposizione che sicuramente rappresenta il padre morto in guerra, sottolineando così la difficoltà della madre nel superare la morte del marito.

Lo stretto legame tra la madre e la moglie viene ancora una volta evidenziato dalla scena che segue, quella del suo matrimonio: se fate attenzioni alle immagini il bacio alla moglie è forzato nonché distaccato, persino gli intervenuti alla cerimonia hanno espressioni perplesse, come se sapessero bene che in quel matrimonio c’era qualcosa che non andava a dovere; persino nel momento della fotografia, dove la moglie sorride felice, Pink persevera in un’espressione annoiata e distaccata. La considerazione che salta subito agli occhi, osservando la successione delle scene, è che Pink abbia sposato la moglie solo per fare un dispetto a sua madre, o forse nell’ingenua speranza che sposandosi, lei non avrebbe più esercitato su di lui quel controllo assillante.

Al termine dell’assolo di Gilmour, il brano si interrompe e ritroviamo la moglie di Pink che rientra in casa. Pink è seduto al pianoforte e sta suonando un motivetto, a malapena la degna di uno sguardo allucinato. Lei gli ricorda ironicamente di essere “quella dell’ufficio registri” (immaginiamo faccia riferimento al luogo ove si sono sposati).

Forse quel matrimonio aveva dato a Pink un breve sentimento di riscossa, ma alla fine si era rivelato solo un patetico ed infantile capriccio. Un’attestazione banale di finta autonomia giocata sui sentimenti di un’altra persona.

La tristezza della moglie

A differenza della prima parte, la strofa successiva al ritornello ha dei toni sarcastici, a tratti accusatori.

Nella prima riga Pink domanda: Madre pensi che lei vada abbastanza bene per me? Il non specificato “loro” delle prime strofe è adesso un indefinito “lei”: potrebbe essere la fidanzata, la futura moglie o anche un’amica. E ancora: Madre, pensi che lei possa essere pericolosa per me? Una frase chiaramente sarcastica che deride l’eccessivo istinto di protezione della madre, sottolineata anche dalla riga successiva dove sembra che voglia far paura alla madre dicendole che lei porterà via con sé il suo bambino.

Mentre canta queste parole, sullo schermo scorrono le immagini della moglie che soffre molto per il distacco emotivo del marito. Poi accade l’inevitabile, lei incontra un altro uomo nel corso di una manifestazione per la pace e a questo punto rientriamo nella camera d’albergo all’inizio di questo pezzo dove Pink tentava di raggiungere la moglie al telefono: capiamo quindi che lei non rispondeva in quanto impegnata ad ascoltare colui che sarebbe diventato l’amante.

Sulle ultime immagini recita infine “Pensi che lei mi spezzerà il cuore?” non lasciando dubbi sul fatto che accusi la madre per aver perso sua moglie. In realtà la madre non c’entrava nulla e l’uomo stava semplicemente raccogliendo i frutti del suo distacco emotivo.

Pink invita una ragazza nella sala da ballo

Poco prima del secondo ritornello, ritroviamo il giovane Pink seduto sulle poltroncine di un salone da ballo mentre attende la madre che danza con un uomo anziano. Waters rivela, nei commenti del DVD, che si tratta di una scena realmente accaduta: la madre prendeva lezioni di danza e chiedeva al giovane figlio di aspettarla seduto. In quel contesto Pink invita una ragazza rimasta in disparte a ballare. Costei, alzatasi in piedi, si rivela più alta di lui mettendo il ragazzo in forte imbarazzo. Interessante notare l’accostamento tra la scena in cui il ragazzo fa le sue avance, e quella in cui invece è la moglie a sorridere al suo nuovo amante.

Nel secondo ed ultimo ritornello rientra in scena la madre (filtrata naturalmente dalla mente Pink), e lo fa rassicurando il figlio sul fatto che vigilerà continuamente sulle questioni affettive controllando le fidanzate e non lasciando entrare alcuna poco di buono; resterà sveglia finchè non sarà tornato a casa e si occuperà persino della sua igiene personale e della sua salute: chiaramente la madre esercita in tal modo il pieno controllo del figlio.

Alla fine dell’inciso, la madre inaspettatamente si rivolge al figlio in prima persona dicendogli: sarai sempre un bambino per me. In tal modo, mi piace pensare che ella stia proiettando il figlio in una rappresentazione di “infanzia eterna“: per lei sarà sempre il baby blue. Ma non è forse questo quello che fanno i genitori?!

Nella strofa che conclude il brano Pink si rivolge quasi umilmente al suo genitore dicendogli: madre, c’era bisogno che fosse così alto? La domanda resta senza risposta, ed è qui che ci rendiamo conto di come i giochi siano già stati fatti e Pink stia semplicemente sviscerando la sua acredine dovuta alle pressioni del genitore in un momento della sua vita (quand’era bambino) in cui non era capace di reagire adeguatamente. In sostanza, Pink sta dicendo a sua madre: perchè mi hai fatto questo?

La scena si chiude con l’immagine della moglie della rockstar che condivide il letto con un altro uomo preparando la sequenza successiva di Empty Spaces.

Curiosità

  • Waters ha ammesso nella rivista Mojo nel dicembre del 2009: la canzone ha qualche connessione con mia madre, di sicuro quella che ha disegnato Gerald Scarfe (la donna con un muro di mattoni al posto del petto) non le assomiglia per nulla. Tuttavia mia madre era davvero soffocante e doveva sempre avere ragione su tutto. Non la sto incolpando, lei era semplicemente fatta così. Sono cresciuto con un unico genitore che non ascoltava quello che avevo da dire, perchè nulla di quello che potevo dire era più importante di quello in cui lei credeva. Mia madre era in qualche modo un muro contro il quale sbattevo sempre la testa. Ha vissuto l’intera sua vita al servizio degli altri, era un’insegnante, ma solo quando avevo 45-50 anni ho compreso quanto era difficile per lei ascoltare me. Mojo ha poi chiesto se sua madre si fosse rivista nella canzone e Waters ha risposto: Non è riconoscibile. La canzone è più generica, il fatto che da piccoli siamo controllati dai nostri genitori su cose come il sesso. Ogni madre può rendere il sesso una cosa molto più difficile di quanto non sia.
  • Alcuni sostengono che nella scena in cui Pink si ammala si voglia far apparire la madre affetta dalla Sindrome di Münchhausen per procura, il nome di un disturbo mentale che affligge per lo più donne madri che le spinge ad arrecare un danno fisico al figlio/a per attirare l’attenzione su di sé (cit. Wikipedia).
  • Nel film, Roger Waters fa un cameo di qualche secondo nella veste del testimone di nozze (segnalato da Adagatto)

Formazione

  • David Gilmour – voce, chitarra acustica ed elettrica, basso.
  • Roger Waters – voce, chitarra acustica.
  • Bob Ezrin – organo, pianoforte.
  • Jeff Porcaro – batteria

Immagini


ANALISI CRITICA A PINK FLOYD THE WALL DI ALAN PARKER


PINKFLOYDTHEWALL.IT – LA VERA STORIA DIETRO IL MURO © 2011-2023 Nicola Randone. Lyrics / Artwork © 1979 Pink Floyd / Gerald Scarfe. Images from the movie © 1982 Sony Music Entertainment. E’ facoltà di chi lo desidera riportare i contenuti della presente opera a patto di citare la fonte e comunque nella sola eventualità che si tratti di progetti senza finalità di lucro. Ogni uso non autorizzato dei testi sarà perseguito nei termini di legge.

14 commenti

  • Riascoltando l’album ho notato che Pink si riferisce a sua madre utilizzando sempre la parola Mother, mai Mum o Mom (come dicono gli Yankee :)) mentre lei si riferisce a se stessa con il termine di Momma o Mama (Of course Momma’s gonna help build ‘the wall, on in The Trial Come to Mama, Baby, let me hold you in my arms…). Al contrario,.Pink si riferisce al padre chiamandolo Daddy (in tigers: And that’s how the High Command / Took my Daddy from me). E’ solo in Show Must Go On che li chiama Ma e Pa… ma è in un momento in cui è lontano. Da questo credo si capisca l’attrito che c’è tra Pink e la madre.

  • Avete fatto caso ai 3 dipinti sulla parete nella sequenza in cui la moglie lo raggiunge mentre al pianoforte (nel video sopra al minuto 4,33)?! Sono “Andy Warhols”. Se ci pensate bene, il muro è una rappresentazione di Pink che come fa Warhol coi colori mostra lo stesso argomento sotto diversi aspetti anche constrastanti.

  • Una piccola curiosità nota a pochi è rappresentata dal fatto che nel film, durante l’esecuzione di Mother, compare per qualche secondo Roger Waters nella veste del testimone di nozze

  • Nel film non colgo la figura di una madre iperprotettiva. Vedo una madre che prega senza curarsi di cosa fa il figlio. Una madre che dorme con la culla del bimbo lontana da lei. Una madre che lo lascia solo al parco giochi. Che non è in casa quando rientra da scuola, che dorme profondamente quando lui va nel suo letto. Anche nell’immagine degli specchi, se si interpreta uno dei riflessi come il modo di vedere il figlio, egli è un adulto, non un bambino piccolo da proteggere.
    Forse l’idea di avere una mamma protettiva è solo un desiderio che invece nella realtà è stato disatteso?
    Grazie per l’enorme e splendido lavoro fatto!

    • Ciao Elena… la tua riflessione è interessante e corretta, in effetti non è la prima volta che il regista ci mostra delle immagini in netto contrasto col significato delle parole, forse anche ad Alan Parker è piaciuto interpretare a modo suo l’opera di Roger Waters.

  • Penso che la traduzione di “ Mama’s gonna check out all your girlfriends for you” con “mamma controllerà tutte le tue fidanzate” in realtà ometta colpevolmente quel “for you” che a me pare fondamentale.
    “Mamma controllerà al tuo posto tutte le tue fidanzate” penso che renda al meglio il concetto di “sostituzione” della madre, di soffocamento, di prevaricazione del ruolo atti a sminuire Pink nella sua forma di uomo.

  • Ciao Nicola e piacere , sono Valerio Sferrazza, tuo conterraneo appassionato di arte e di musica , Pink Floyd in particolare. Ti scrivo per ringraziarti per l’analisi che hai condotto , la quale, a mio avviso, completa degnamente quella straordinaria opera che è The Wall. Te ne sono veramente grato.

La vera storia dietro il muro

Indice dell’analisi

"Pink Floyd's 'The Wall': Dietro il muro" © 2011-2017 Nicola Randone. Lyrics / Artwork © 1979 Pink Floyd / Gerald Scarfe. Images from the movie © 1982 Sony Music Entertainment.
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