La vera storia dietro il muro

Run like Hell


Alcuni sostengono che il tema di Run like Hell sia basato sulla Kristallnacht e cioè la Notte dei cristalli, un evento particolarmente doloroso per il popolo ebraico in quanto segnò l’inizio delle violenze da parte dei nazisti.

La notte dei cristalli

Quella notte del  9 Novembre 1938 furono distrutti 7500 negozi ebraici, quasi tutte le sinagoghe vennero incendiate o distrutte, 30.000 ebrei furono deportaticentinaia di uomini morirono per assassinio o maltrattamenti. La polizia ricevette l’ordine di non intervenire e i vigili del fuoco badarono solo a che il fuoco non si propagasse ad altri edifici. Il termine Notte dei cristalli è una locuzione di scherno che richiama le vetrine distrutte dei negozi. La propaganda nazista giustificò l’atto come una risposta all’assassinio del diplomatico tedesco Ernst Eduard vom Rath da parte del diciassettenne Herschel Grünspan, nella protesta di quest’ultimo contro l’esilio forzato dei genitori in Polonia voluto dallo stato tedesco. Il fatto fu naturalmente utilizzato dal Terzo Reich come pretesto per iniziare quella terribile ed insensata violenza contro gli ebrei che sfocerà poi nell’olocausto.

Pink, nel suo terribile alter-ego, vive l’ennesima allucinazione dove le vittime delle sue visioni non sono i suoi persecutori, come in Another brick in the wall pt 2 e One of my turns, al contrario, qui è lui stesso ad essere il carnefice mentre le vittime sono le minoranze razziali. Ancora una volta è interessante notare come Pink abbia trasformato se stesso in ciò che odiava di più, e cioè quella figura autoritaria rappresentata dal governo colpevole di avergli portato via il padre, dal maestro reo di volerlo privare della sua individualità ed infine dalla moglie responsabile del suo definitivo isolamento dal prossimo. Se nel ciclo dei “mattoni” è stato lui ad essere la vittima di altri, adesso è  parte attiva di una rivoluzione che non è più il sogno innocente di riscossa di un bambino, nè il pestaggio di qualche hippie colpevole di non aver pagato il biglietto per un concerto, ma una vero e proprio atto di guerriglia urbana che evoca i tristi fatti dell’olocausto.

Come l’insegnante di Another Brick in the wall pt. 2 che puniva i suoi allievi come conseguenza delle vessazioni subite dalla moglie, Pink restituisce al mondo le ingiustizie che crede di avere ingiustamente ricevuto. La sua nuova personalità non odia il mondo solo per il fatto di aver reso debole e passivo l’altro se stesso, ma vuole conformare tutti gli altri a diventare come lui o, in caso di rifiuto, a subirne le conseguenze.

TOGETHER WE STAND
DIVIDED WE FALL

E’ arrivato il libro della guida in italiano a Pink Floyd The Wall di Alan Parker,
una versione ampliata, riveduta e corretta dell’analisi contenuta in questo sito web.


Run like hell

You better run like hell
You better make your face up in
Your favourite disguise
With your button down lips and your
Roller blind eyes
With your empty smile
And your hungry heart
Feel the bile rising
from your guilty past
With your nerves in tatters
When the cockleshell shatters
And the hammers batter
Down the door
You better run like hell

You better run all day
And run all night
And keep your dirty feelings
Deep inside.
And if you take your girlfriend
Out tonight,
You better park the car
Well out of sight
‘Cos if they catch you in the back seat
Trying to pick her locks
They’re gonna send you back to mother
In a cardboard box
You better run.

Corri come un pazzo

Farai meglio a correre come un pazzo
Farai meglio ad indossare
La tua maschera preferita
Con le labbra cucite
E gli occhi serrati
Con il tuo sorriso vuoto
E il tuo cuore affamato
Senti la bile che risale
dal tuo colpevole passato
Con i tuoi nervi a fior di pelle
Quando il guscio va in pezzi
E i martelli buttano
Giù la porta
Farai meglio a correre come un pazzo

Farai meglio a correre per tutto il giorno
e per tutta la notte
E tenerti dentro
i tuoi sporchi sentimenti.
E se porti fuori la tua ragazza
Stanotte
Farai meglio a parcheggiare la macchina
Ben nascosta
Perché se ti beccano sul sedile posteriore
a farle un ditalino
Ti rispediranno da tua madre
In una scatola di cartone
Farai meglio a correre


Nel brano Pink minaccia un generico “tu” perchè si afffretti ad indossare “quella maschera con le labbra cucite,  gli occhi serrati ed il sorriso vuoto” che lo renda un burattino senza personalità, a meno che non voglia affrontare l’ira dei suoi seguaci  Le espressioni e le atmosfere evocate lasciano pensare che Pink stia presumibilmente minacciando il suo vecchio se stesso, quello col cuore affamato (di fama e gloria) ma con “labbra cucite” e “occhi serrati” per la mancanza di una vera personalità, soffocata dalle figure autoritarie rappresentate in forma di “bile che risale dal passato” fatto di emozioni represse. “Il guscio andato in pezzi” richiama la scena finale di Comfortably Numb dove il vecchio Pink abbandona il suo stato di crisalide per trasformarsi appunto nel dittatore.

A conferma del fatto che il dittatore stia parlando a se stesso, le frasi successive dove “stare attento a tenersi dentro i propri sporchi sentimenti” per evitare di essere “rispedito dalla madre in una scatola di cartone” ci fa subito pensare al testo di Mother: nel ritornello la madre lo rassicurava sul fatto che nessuna “poco di buono” sarebbe entrata in casa.

Il vero volto delle masse

Il suo pubblico di “camicie nere” esalta il suo “dittatore” con il saluto romano, tutti si muovono e danzano all’unisono con facce senza volto a simbolo della totale perdita di individualità: siamo innanzi al risultato di quel processo di manipolazione che i governi attuano con le masse e che Pink ha sempre disprezzato. Una cosa è certa, in questo modo l’uomo è riuscito a stabilire una relazione con gli altri, probabilmente la sola che la sua mente disturbata riusciva a concepire: assumere potere sul prossimo con idee violente e xenofobe che dessero voce alle proprie frustrazioni e, di riflesso, a quelle della massa totalmente asservita al potere.

Le scene iniziali del film mostrano un “seguace” che lancia il proprio cane contro un giovane, presumibilmente un vagabondo. Le scene successive si spostano all’aperto dove un gruppo di skinhead si avventano sui ristoranti e nelle case appartenenti a uomini di colore, strappando via le persone alla loro quiete e distruggendo ogni cosa sulla loro strada.

La paura della coppia

Una delle parti più forti del film è quella in corrispondenza della strofa “se porti fuori la tua ragazza… farai meglio a parcheggiare la macchina ben nascosta…” dove una coppia di colore, sorpresa ad amoreggiare nella propria automobile, viene attaccata  dagli skinhead. La violenza delle immagini è pari solo all’indignazione che un popolo civile dovrebbe mostrare per le brutalità commesse in nome di ideali perversi e deplorevoli: l’uomo di colore viene trascinato fuori dall’auto per essere poi buttato nell’asfalto e picchiato a sangue, alle sue spalle la tragedia della donna che viene denudata e violentata dagli skinhead.

I 3 impiccati

Per due volte le immagini di violenza sono intervallate da quella di tre uomini impiccati al tramonto, fotogrammi che evocano la crocifissione di Gesù e dei due ladri sul Golgota. E’ interessante come l’immagine ci suggerisca ancora una volta il ribaltamento dei ruoli adottato dalla nuova personalità di Pink. Se in passato egli identificava se stesso con Cristo, nello specifico mi riferisco alle immagini della piscina di The Thin Ice, adesso è lui a mandare al patibolo gli innocenti, gioendo del fatto che non è più un martire (Gesù) ma si è trasformato nel distruttore dell’innocenza.

Come nella precedente In the flesh pt 2, anche qui il messaggio è molto chiaro. Tralasciando la questione narrativa e cioè il fatto che Pink stia vivendo le conseguenze del proprio isolamento, Waters utilizza l’episodio come pretesto per lanciare una critica verso la società capace di omologarsi alle idee di uno solo, per quanto folli e violente possano essere. La storia ci insegna che è proprio sfruttando il lato oscuro dell’animo umano che uomini come Hitler siano riusciti a compiere atti ingiustificabili, in nome di un Dio, di un ideale bislacco o di qualsiasi altra cosa capace di svegliare l’animale che c’è dentro ognuno di noi.

Personalmente ritengo che in questa trilogia (In the Flesh, Run Like Hell e la successiva Waiting for the worms) ci siano ottimi elementi per trarre un importante insegnamento: innanzitutto curare la propria individualità come anche rispettare le diversità, in seguito a questo non sarà facile cadere nella trappola del conformismo dove un uomo od uno stato possano stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Se la massa non fosse così cieca e stupida, molte delle tragedie passate e presenti non avrebbero avuto ragione di consumarsi, il mondo sarebbe migliore ed ognuno di noi avrebbe modo di curare se stesso senza bisogno di costruire mura intorno a sè per proteggersi dal suo prossimo.


Curiosità

  • Benché le parole “You better run like Hell” appaiano più volte nel testo, non si sentono mai nella canzone.
  • Il coreografo Gillian Gregory ha allenato la folla di skinhead nei loro movimenti, un gruppo di veri attivisti chiamato Tilbury Skins che Alan Parker ingaggiò per il film. A questo proposito Alan Parker ricorda che i giovani erano talmente esaltati dal loro ruolo che, nella scena in cui distruggono il ristorante pakistano, quando lui urlò “Cut!” continuarono comunque nell’azione. Per il tipo di contenuti ma anche per gli “attori” chiamati a recitare la parte, il regista ha dichiarato che quella di Run Like Hell è stata probabilmente la scena più “antipatica” da girare di tutta la sua carriera
  • Run Like Hell è stata l’ultima canzone che Waters e Gilmour hanno scritto insieme. Così come Comfortably Numb, anche la musica di Run Like Hell avrebbe dovuto far parte del primo album solista di David Gilmour.

Formazione

  • Roger Waters – voce
  • David Gilmour – chitarre, basso, cimbalo
  • Nick Mason — batteria
  • Richard Wright — sintetizzatore Prophet-5
  • James Guthrie — cimbalo
  • Bobbye Hall — percussioni (conga e bongo)
  • Phil Taylor — suono di gomme che slittano

Immagini

ANALISI CRITICA A PINK FLOYD THE WALL DI ALAN PARKER


PINKFLOYDTHEWALL.IT – LA VERA STORIA DIETRO IL MURO © 2011-2023 Nicola Randone. Lyrics / Artwork © 1979 Pink Floyd / Gerald Scarfe. Images from the movie © 1982 Sony Music Entertainment. E’ facoltà di chi lo desidera riportare i contenuti della presente opera a patto di citare la fonte e comunque nella sola eventualità che si tratti di progetti senza finalità di lucro. Ogni uso non autorizzato dei testi sarà perseguito nei termini di legge.


2 commenti

  • “Trying to pick her locks” si deve tradurre come “praticare masturbazione a una donna utilizzando le dita” (ovviamente declinando il tutto alla maniera del linguaggio di strada)

La vera storia dietro il muro

Indice dell’analisi

"Pink Floyd's 'The Wall': Dietro il muro" © 2011-2017 Nicola Randone. Lyrics / Artwork © 1979 Pink Floyd / Gerald Scarfe. Images from the movie © 1982 Sony Music Entertainment.
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